Paolo Ondarza

Il male ha le ore contate. L’Apocalisse in mostra in Vaticano

Oltre 100 capolavori da tutto il mondo illustrano l’ultimo testo profetico del Nuovo Testamento nella mostra “Apocalisse. L’ultima Rivelazione” inaugurata ieri in Vaticano. Organizzata dai Musei Vaticani e dal Comitato di San Floriano l’esposizione, allestita nel Salone Sistino, rimarrà aperta al pubblico fino al 7 dicembre ed è un invito a rileggere correttamente il testo scritto dall’Apostolo Giovanni. Presente all’inaugurazione il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone: il porporato ha ricordato che “l’Apocalisse non è l’inquietante annuncio di un catastrofico epilogo per il cammino dell’umanità, ma la grandiosa proclamazione del fallimento delle forze infernali e del mistero di Cristo morto e risorto come salvezza per la storia e per il cosmo”. Il servizio è di Paolo Ondarza:

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“Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, disse: Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi”. L’evangelista Giovanni descrive così tra il 70 e il 95 d.C le visioni avute sull’isola di Patmos, nell’Egeo, dove si trovava in esilio. L’intento dell’esposizione, approdata in Vaticano dopo la fortunata tappa di Illegio nel Friuli, è quello di invitare ad una lettura corretta dell’Apocalisse, spesso travisata nel suo significato. Il curatore della mostra don Alessio Geretti:

 
R. – E’ una mostra che vuole riaccostare i visitatori all’ultimo libro della Sacra Scrittura spesso sconosciuto o frainteso per lasciarcene affascinare grazie alla bellezza delle opere d’arte e riscoprire così che si tratta del libro della speranza e non di una narrazione tormentata di catastrofi incombenti.

 
Nelle 11 sezioni della mostra si avvicendano illustri pagine di storia dell’arte dal IV al XX secolo. Artisti di ogni tempo e da ogni luogo suggestionati dal testo di Giovanni, il “veggente di Patmos”, come lo ha definito Benedetto XVI. Esposti codici altomedievali, antiche icone, i reliquiari di Aquileia e Acquisgrana, le pregevoli incisioni di Dürer, i dipinti di Tura, Sassoferrato, Luca Giordano. E ancora i disegni su carta con l’albero della vita di Matisse. Autentico capolavoro il san Michele di Guido Reni, un olio su seta, riflesso di quella bellezza ideale tanto ricercata dall’artista: l’arcangelo difensore del bene e del bello è vittorioso sul male. Ma la mostra non è solo arte come spiega il direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli:

 
R. – Si tratta di un percorso sia teologico che artistico, scandito dai semplici versetti del Libro dell’Apocalisse. 

 
Il linguaggio delle immagini ben si presta ad accostare il visitatore all’Apocalisse, testo profetico spesso evitato per soggezione o timore ed è un valido aiuto per meglio superare la “vulgata catastrofista” ed abbracciare il vero senso della visione di Patmos: nella quotidiana lotta tra bene e male, il male ha le ore contate. Il giudizio divino non è più un’inquietante minaccia, ma promessa di giustizia: Dio non giudicherà secondo le apparenze, ma secondo il cuore.

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 @Paolo Ondarza, Radio Vaticana

Biagio Biagetti: Arte Sacra e Restauro nel primo Novecento

Pittore, restauratore, critico d'arte. Biagio Biagetti è stato un indiscusso protagonista dell'arte cristiana della prima metà del Novecento. Allievo di Ludovico Seitz, ultimo dei Nazareni, ha elaborato nell'ambito della pittura sacra un linguaggio fortemente innovativo, ma fedele alla tradizione. Decisivo il suo contributo all'interno del dibattito sull'arte sacra nel primo Novecento.

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