Anche questa mattina, come è tradizione ogni 2 di giugno, le Frecce Tricolori hanno solcato il cielo azzurro di Roma a celebrare i 79 anni della Repubblica italiana. Era il 2 giugno 1946 quando con un referendum oltre 12 milioni di mila italiani bocciarono la monarchia di casa Savoia alla quale andarono circa 2 milioni di preferenze in meno. Appena undici giorni dopo, il 13 giugno, il re Umberto II lasciava il Paese per l’esilio in Portogallo.

Una transizione non facile
Quella che oggi tutti gli italiani salutano come una ricorrenza di festa, fu tutt’altro che una transizione facile. Il travaglio vissuto è registrato nei diari del pittore e maestro restauratore Biagio Biagetti che, pur definendosi “un repubblicano convinto” non mancò di esprimere la preoccupazione condivisa da metà Paese (dieci milioni di elettori avevano votato a favore della monarchia).

Al voto per la prima volta le donne
Celebrando con orgoglio i quasi ottant’anni di storia della nostra Repubblica, resta interessante rileggere quelle pagine ingiallite dal tempo. “Il popolo italiano (uomini e per la prima volta donne) è stato chiamato alle urne per il referendum istituzionale e per eleggere i deputati candidati alla Costituente”, scrive il 2 giugno 1946, all’indomani di una tornata elettorale largamente partecipata, anche e forse soprattutto in ragione della prima partecipazione femminile al voto: “È stata tutta una giornata di animazione per le vie e per le numerose sezioni. Persone di ogni età e condizione hanno atteso pazientemente il loro turno. Moltissime, dopo ore di attesa, sono ritornate… all’attacco. E molte hanno avuto la costanza di attendere dalla mattina al pomeriggio; pur di poter esprimere – nel segreto della cabina – la loro volontà, il loro voto. Ma credo che tantissimi siansi stancati di attendere ed abbiano rinunciato al diritto di voto. Sapremo in questi giorni la percentuale di votanti. Per intanto si può dire – a quanto risulta – che la giornata è trascorsa in tutta Italia senza dar luogo a temibili incidenti”.
Un voto travagliato
Il timore di disordini era stato alto fino alla vigilia del voto caratterizzata dai toni accesi della ‘campagna elettorale’. “In verità, dopo la serrata e non sempre civile propaganda cartacea e linguaiola di questi ultimi giorni, c’era da aspettarsi qualche esplosione”, annota il marchigiano. Quando ancora l’esito della votazione non è stato reso noto, la monarchia sembra ancora avere qualche chance di sopravvivenza anche a causa del timore di un’avanzata del comunismo in Italia: “Quel che pare – scrive Biagetti – è che le probabilità per la monarchia sono di molto aumentate e che la massa del popolo sano non vuol saperne di comunismo e di esperimenti estremisti. Comunque è ancora presto per tirare le somme. Sono ore decisive per la storia di questa martoriata Italia e per le sue generazioni future. Iddio ci aiuti!”

Un Paese spaccato in due
Il 6 giugno Biagetti saluta favorevolmente la vittoria della democrazia cristiana con circa 7 milioni di voti. Nel contempo registra con un certo rammarico la fine della monarchia: “Casa Savoia deve affrettarsi a far le valigie. È male per il periodo che attraversiamo giacchè, nonostante la grande vittoria cristiana, non sappiamo quale razza di repubblica ci sarà ammannita”. È una storia tormentata quella che il pittore, allora impegnato nel restauro della cupola dipinta da Cesare Maccari nella Basilica di Loreto, descrive.

Dalle sue parole traspare il dissidio dell’uomo dell’epoca, seriamente preoccupato per la fine del Regno, in un Paese di fatto spaccato in due tra favorevoli e contrari alla Repubblica: “Dopo molti decenni la monarchia è caduta; tutti i Savoia si sono allontanati e stanno allontanandosi dall’Italia. La regina Maria Josè (quale grande regina abbiamo perduto!) e i 4 figliuoli sono partiti ierl’altro per il Portogallo. Re Umberto è ancora a Roma, ma partirà non appena sarà annunziato l’avvento della Repubblica, Ieri è stato ricevuto in udienza solenne con la sua corte dal S. P. Pio XII. I 10 milioni di Italiani che hanno votato per la monarchia sono chiusi in una tristezza profonda e non sanno capacitarsi di dovere adattarsi alla volontà di una maggioranza tanto esigua, qual è quella che ha votato per la repubblica. Io stesso, repubblicano convinto, veggo con amarezza scomparire tutta una tradizione monarchica che si allacciava al Risorgimento. E sento viva pena alle sorti dei Savoia spodestati e fuggiaschi, fuori della loro, della nostra Patria. Che almeno la Repubblica non sia il governo dell’arbitrio, della violenza, di una nuova iattura per l’Italia”.

Ammainata la bandiera sabauda
I giorni successivi sono caratterizzati da scontri accesi e comizi nelle piazze, alcuni dei quali provocano anche vittime. Il 12 giugno 1946 in tafferugli a Napoli restano ferite numerose persone ed un uomo perde la vita. A ragione lo sguardo di Biagetti stenta ancora ad intravedere un futuro ben delineato e roseo, tanto è accesa la diatriba politica di quei giorni: “Non sto a dire le contumelie, gli insulti che i giornali estremisti vomitano contro (il re). De Gasperi ha da ieri assunto il governo provvisorio dello Stato, e ciò per pochi giorni. Peggio non potrebbe andare! Certo è che la monarchia è tramontata e sulla torre del Quirinale è stata ammainata la bandiera sabauda. Repubblica avanti!“
Biagio Biagetti: una figura da riscoprire

Per chi desidera approfondire la figura di Biagetti e il suo grande contributo alla cultura artistica e religiosa del Novecento, è disponibile una ricca biografia online curata da Paolo Ondarza, che ripercorre la sua attività di pittore, restauratore e intellettuale cattolico.
A completamento di questo lavoro di riscoperta è stato recentemente pubblicato anche il volume:
“Biagio Biagetti. Arte sacra e restauro nel primo Novecento”, sempre a firma di Paolo Ondarza.
L’edizione è disponibile esclusivamente su Amazon in formato cartaceo, deluxe e ebook.